Padre Turoldo e il terremoto in Friuli
del 6 maggio 1976
del 6 maggio 1976
55 SECONDI, UNA ETERNITÀ
di
Davide Maria Turoldo
Perché pure i cimiteri sono scoppiati per i troppi morti
e lo stesso cuore del Friuli pare un solo cimitero di rovine, e la terra è
ferita a morte, spaccata da una fessura fonda e nera come se l’inferno avesse
cercato una via d’uscita proprio tra queste dolcissime colline: in quella
maledetta notte di luna del 6 di maggio! E tutto nello spazio di 55 secondi: un
tempo meno di un minuto e che un uomo mi ha detto: “ora sappiamo cosa è
l’eternità, mai pensato che un minuto fosse così eterno!”
… Certo siamo stati colpiti tutti, e non ci crediamo, non
vogliamo credere. Forse questo è il vero spazio del terremoto, e non sappiamo
ancora dire di che natura siano le rovine, cosa è rotto: forse c’è saltato il
cuore dentro. Io ho visto platani squarciati e pioppi spezzati a metà; e le robinie
un disastro nella poltiglia e nel fango: quelle che profumavano così bene
quando tornavi sul carro del fieno la sera.
Ho visto squarciate le montagne; e montagne che
sembravano in attesa di franare ancora. Ho visto Maiano distrutta, Osoppo
distrutta, Gemona distrutta, Artegna distrutta, Magnano distrutta e Carnia
distrutta, e Venzone e Tarcento e Trasaghis e Montenars e Mels e Buia e
Collaredo, una casa dietro l’altra come una impazzita via di croci fatte di
travi e di cornicioni; e fieno tra le macerie, e le pannocchie franate insieme
ai mattoni, e i letti delle camere squarciate a metà impudicamente esposti;
quelle camere che erano per noi tabernacoli di ricordi e di segreti gelosissimi:
e il cuore delle nostre case sepolto sotto le montagne di detriti, e case e
case che non ci sono più; tutte fatte con le nostre mani, dove mattone aderiva
a mattone e sasso a sasso con calce bagnata dal sudore di generazioni.
Sì, questo e altro, e chiese e campanili e castelli e vie
di secoli e intreccio di civiltà e ricordi di morti, tutto distrutto, ed ora
non è che un panorama unico di macerie. ... Una donna mi ha detto: “Sono stata
messa al muro durante la guerra, ebbene né tedeschi né cosacchi mi hanno fatto mai
paura, ma il terremoto!
… E c’è della gente che ha rifatto già tre volte la propria
casa; una volta distrutta dai tedeschi, un’altra volta dall’inondazione, e
un’altra volta dall’incendio. E così è successo per paesi interi al tempo dei Cosacchi
di Hitler. E perché dunque non doveva venire anche il terremoto?
Noi siamo abituati a essere poveri, noi siamo quelli che
devono sempre ricominciare. Anche Dio è friulano e diciamo spesso bonariamente
che è “un disgraziato come noi”, …
Dunque così: il terremoto è venuto. E’ vero: un Friuli di
secoli non lo vedremo più; e voi italiani non sapete nulla di ciò che abbiamo
perduto: paesi dove io andavo per pulirmi gli occhi. Ebbene, ne rifaremo uno
nuovo, domani. Appena il terremoto lo permetterà. E gli emigranti continueranno
a tornare; e chi è rimasto cercherà di disturbare il meno possibile, come ha
fatto sempre: anche Dio!
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