Domenica 28 ottobre 2018 _ dalle ore 10.00 alle ore 12.30
INCONTRO SUI GIOVANI
PUBBLICHIAMO:
>> l'intervento integrale di Claudio Freschi
>> le immagini dell'intervento di Magda Gruarin
>> le immagini del convegno nella sala del Ridotto il 28 ottobre (foto di G. Ganis)
>> le immagini della nuova scultura di Topazzini-Petris (foto di G. Ganis)
I GIOVANI
INQUIETUDINI E PROSPETTIVE NELLA FASE DI UN CAMBIO
D’EPOCA
“LA iGENERATION NELLA ‘SOCIETÀ LIQUIDA’: QUALE FUTURO?”
DAL ’68 A OGGI: SGUARDO SU EVOLUZIONE E NUOVE
CRITICITÀ DELLA CONDIZIONE GIOVANILE
Le lettere pubblicate
da U. Galimberti nel libro La parola ai
giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivoesprimono efficacemente,
in prima persona, alcuni caratteri tipici
dell’attuale disagio di molti giovani: “siamo la generazione dei “senza” –
arriva a scrivere una di loro - : giovani senza ambizioni, giovani senza
lavoro, giovani senza futuro”1.
Indicando, così, una
stridente contraddizione fra la potenziale energia creativa, massima nei soggetti
in giovane età, e il loro essere marginalizzati da una società che, insieme, li
usa come mercato e ne fa ‘scarti’.E segnalando, in definitiva, una situazione
rovesciata rispetto alla stagione del Sessantotto: da una posizione giovanile
(anche numericamente) forte e utopicamente
orientata verso un futuro alla percezione di una mancanza di futuro.
In effetti, con lo sviluppo globale vertiginoso,
contraddittorio e apparentemente incontenibile di una società
tecno-capitalisticainformatizzata e diseguale, dopo decenni di riflusso,
de-industrializzazione, finanziarizzazione e dopo l’ epocale crisi economica
dell’ultimo decennio, viviamo oggi veramente in una ‘società liquida’ (Z.
Bauman), in cui tutte le costruzioni sociali (la famiglia, l’azienda, il
partito…) sono fluide, fragili, inclini a destrutturarsi, in cui il lavoro è
fortemente precarizzato e la vita sociale e individuale, secondo un’efficace
espressione di Papa Francesco, “colma di inizi senza una fine”2.
Da un lato resta, irreversibile, la
liberalizzazione sessantottina dei rapporti tra i sessi e le generazioni,
dall’altro ciò accade in una situazione generale di incertezza e disagio: laddove tutte le opportunità sociali
e scelte personali appaiono revocabili (anche l’amore è, non di rado, ‘liquido’), le aspettative reciproche nelle
varie forme di relazione sono incerte e, nella precarietà generale, nella
flessibilità e liquidità di tutto, per il giovane di oggi diventa problematico
intravedere e costruire un progetto di vita coerente davanti a sé.
Secondo Galimberti, anzi, la condizione giovanile
oggi esprime alla lettera i tratti
del nichilismo come descritti da Nietzsche, la situazione in cui,
immediatamente, “manca il fine, manca la risposta al ‘perché?’”3: i
giovani percepiscono un vuoto di senso, un’ assenza di futuro che fa del
presente “un assoluto da vivere con la massima intensità”4.Per
quanto l’attuale appaia, nella lettura che il filosofo fa di varie testimonianze,
una ‘generazione del nichilismo attivo’, orientata a trovare nuovi valori,
nuove vie di uscita dalla situazione presente, e a farlo da sé.
Negli ultimi decenni, poi, viviamo in un mondo pervaso dal web, dalla sua
struttura connettiva onnipresente e circolare, che permette una simultanea interazione
di ‘tutti con tutti’, dovunque siamo, in
una sorta di ‘ubiquità di massa’, com’è stato detto e ripetuto.
In questa mutazione globale delle forme di
relazione e comunicazione, la condizione giovanile ha espresso successivamente
sensibili passaggi di fase rispetto alla generazione del ’68: i sociologi hanno
variamente classificato e denominato il fenomeno, restando comunque largamente
utilizzate le espressioni ‘Generazione X’ per i nati tra il ’60 e l’’80 e
‘Millennial’ per i giovani nati negli anni ’80 e primi anni ’905.
Si può in ogni caso affermare che il costante trend verso
un atteggiamento più narcisistico
approda, rispetto alla generazione protagonista del ’68, a un autentico
cambiamento di paradigma: da una posizione (non importa quanto ideologicamente)
rivolta a una palingenesi della società, marcata da un forte senso di
soggettività collettiva e comunque fortemente orientata verso il sistema
sociale nel suo complesso e un futuro utopisticamente anticipato, a un
atteggiamento sempre più autoreferenziale; dalla tendenziale opposizione alla
tendenziale negoziazione col mondo adulto, in una condizione di moratoria, in
un’ esistenza sospesa nel presente senza un progetto definito, con uno spostamento
in avanti di tutte le soglie dei percorsi di vita.
UNA INEDITA iGENERATION E I SUOI
CARATTERI
Un’ ulteriore evoluzione avviene, secondo la
psicologa statunitense J.M.Twenge, dal 2012 a cominciare dagli USA, quando emerge
a livello di massa un nuovo protagonista, lo smartphone: la possibilità di
connettersi onnilateralmente e simultaneamente con tutti in un mondo virtuale
arriva in tasca e alla portata di tutte le tasche.
A giudizio della studiosa i nati dopo il ’95 vanno
così a costituire una nuova generazione, la iGeneration (dove ‘i’ sta per
Internet), perché essa è stata la prima a raggiungere l’adolescenza con lo
smartphone in mano – per sempre più significative porzioni di tempo – ciò che
ha cambiato sensibilmente l’esperienza quotidiana, il modo di relazionarsi,
comunicare, trascorrere il tempo di tanti adolescenti.
Sono veramente i ‘nati liquidi’(Z. Bauman) che
riflettono, come afferma il grande pensatore polacco, una “svolta veramente
rivoluzionaria nella condizione umana prodotta passo a passo – nel corso di una
sola generazione – dalla tecnologia informatica”, con miriadi di cellulari alla
portata di utenti di tutte le età o condizioni e attivi sette giorni su sette 0/24, col risultato che
“gli esseri umani del ventunesimo secolo sono ‘di due mondi’”6.
J.M. Twenge descrive le “otto tendenze principali”
che caratterizzano la iGeneration (ma, per certi aspetti, tutta la società) in
questi termini: “ immaturità (ovvero
la tendenza a prolungare l’infanzia oltre le soglie dell’adolescenza),iperconnessione (la scelta del cellulare
come passatempo egemone a discapito di altre attività), incorporeità (il declino delle interazioni sociali personali), instabilità (il forte aumento dei
problemi di salute mentale), isolamento e
disimpegno (l’interesse per la sicurezza, contrapposto al declino
dell’impegno civile), incertezza e
precarietà (la nuova visione del lavoro), indefinitezza (i nuovi modi di intendere il sesso, le relazioni
sentimentali e la procreazione) e inclusività(la
tendenza ad accettare le differenze, l’egualitarismo e il dibattito sulla
libertà di parola)”7.
In definitiva, una vita sempre più spesa in un
mondo virtuale soffice, confortevole, senza attriti; che d’altra parte propone
stimoli disparati in tutte le direzioni e in cui l’esperienza è frammentata e
discontinua, non solo fra reale e virtuale, ma dentro lo stesso smartphone, con
il suo carattere multitasking (è insieme
telefono, WhatsApp, Internet, Facebook, Instagram e quant’altro, a seconda dei
casi…); inoltre, una vita in cui, al di
là di inedite e straordinarie possibilità di accedere a innumerevoli dati in
tempo reale, una sottocultura dello spot sostituisce l’approccio tradizionale
alle informazioni lineare, sistematico, controllato sulle fonti.
Così, gli
esponenti di una nuova generazione figlia di una inedita società tecnologica e iperconnessa, in cui tra
l’altro le disuguaglianze e i sintomi di crisi sociale tendono ad aumentare,
“sono arrivati all’adolescenza in un’epoca in cui la loro principale attività
sociale è fissare un piccolo schermo rettangolare che può apprezzarli o
rifiutarli. Gli strumenti che tengono in mano hanno esteso la loro infanzia e
contemporaneamente li hanno isolati dalle interazioni umane reali. Il risultato
è che sono sia la generazione più sicura sul piano fisico, sia la più fragile
sul piano mentale”8.
Sono certo evidenti alcune inedite chances offerte ai giovani nel contesto
sociale attuale: si consideri, ad esempio, la rivoluzione inaudita nelle
possibilità comunicative, condizione di un grande arricchimento conoscitivo se
formata, ‘accompagnata’ e utilizzata con discernimento;o lamobilità globale, in
tutte le direzioni, col suo potenziale di apertura al mondo, all’intercultura,
al plurilinguismo, a un atteggiamento più inclusivo e libero da pregiudizi.
Ma è altrettanto percepibile la criticità di
questa condizione delle nuove generazioni e del sistema, in generale, nei loro
confronti: basta chiedersi, con Galimberti, quale futuro possa avere una
società che non punta sui giovani; o,
con Bauman, se i ‘nati liquidi’ possano essere appagati da lavoro flessibile e
se l’ ‘amore liquido’ sia veramente nel DNA dell’essere umano9.
RIEMPIRE IL VUOTO DI SENSO E PERCEPIRE UNA
PROSPETTIVA PER IL FUTURO…APPUNTI
Ma che cosa potrebbe servire ai giovani d’oggi per
riempire una sensazione diffusa di vuoto e cogliere significativi elementi
prospettici verso il futuro?
Propongo, nell’economia di questo breve
intervento, alcune generiche indicazioni di fondo, che ovviamente
richiederebbero un’adeguata articolazione e implementazione:
-
innanzi tutto occorre l’ ascoltodei
loro vissuti e problemi: “ascoltiamo i giovani. E parliamo con loro. –
ammonisce perentoriamente Galimberti – Li capiremmo più di quanto non li
capiamo quando leggiamo o ascoltiamo le considerazioni di psicologi, sociologi,
insegnanti, educatori che parlano di loro”10. E recentemente Papa
Francesco, nell’imminenza del Sinodo dei vescovi sui giovani, si esprimeva
così: “mi aspetto che siano loro i protagonisti. Il Sinodo è dei vescovi, ma
deve essere al servizio di tutti i giovani, credenti e non credenti (…) Sei
giovane? Puoi parlare, siamo qui per ascoltarti”11.
Alla luce certo della mia personale esperienza di
ascolto, ma anche di quella di coloro che, senz’altro più e meglio di me, hanno
ascoltato i giovani, mi permetto di indicare, tra le ‘cose che servono’, le
seguenti in particolare:
-
l’interazione con ‘adulti
significativi’ : penso, ad esempio, a certe figure di insegnanti e di preti,
nell’epoca della ‘evaporazione del padre’ (M. Recalcati);
-
un ambiente familiare che
esprima un’autentica attenzione educativa,
nel senso anche di un’educazione al
limite, attraverso “i ‘no’ che aiutano a vivere” (A. Philips). J.M. Twenge
indica in questo senso alcune precise regole limitative di un uso selvaggio
dello smartphone: l’acquisto per i propri figli il più tardi possibile,
l’inserimento di appche ne limitino
potenzialità e rischi, la proibizione di tenerlo con sé se si va a dormire,
l’allontanamento dal tavolo di studio, la proibizione anche a noi stessi di
consultarlo quando siamo con altre persone12;
-
servono politiche sociali
inclusive e lungimiranti, orientate a favorire l’accesso dei giovani al
lavoro e la continuità della loro esperienza professionale, in fondo la loro stessa
possibilità di progettare una vita: viceversa, i giovani risultano, insieme,
‘comprati’ dal mercato come consumatori e ‘scartati’ dal mercato del lavoro;
-
occorrecultura, formazione
culturale: più complessità sociale richiede più formazione culturale, così
da poter acquisire, secondo la celebre immagine di J. Delors, “le mappe di un
mondo complesso in perenne agitazione e la bussola che consenta agli individui
di trovarvi la propria rotta”13. E cultura significa anche disponibilità di strumenti per
selezionare i messaggi, per individuare e valutare le fonti, e pertanto padronanza consapevole della logica
dei media e dei ‘social media’, passaggio dall’essere consumatori passivi e inconsapevoli
della rete a uno status di
utilizzatori critici e competenti delle sue possibilità;
-
serve alle nuove generazioni, ovviamente, il riferimento a comunità reali prima che virtuali, a luoghi in cui incontrarsi, esprimersi,
fare sport, piuttosto che nonluoghi (M. Augé);
-
è del tutto auspicabile la partecipazione
dei giovani alla vita di associazioni di volontariato, per aprirsi
all’altro e per dialogare con adulti significativi;
-
last butnotleast, sono fra coloro che
ritengono che i giovani, così come hanno bisogno in generale, per dare una
risposta all’incertezza, di vedere una
prospettiva, siano anche potenzialmente affascinati e corroborati da testimoni credibili di un orizzonte e senso
ultimo dell’esistenza, del mistero che abbraccia il mondo e le nostre vite,
magari incontrati dentro comunità cristiane vive ed autenticamente testimoni
della gioia e dei valori del Vangelo. Non si può non cogliere, in questo senso,
l’indubbio appeal che la figura di
Papa Francesco, con il suo linguaggio diretto, credibile, vivo, gioioso,
anticonformista, sorprendente e capace di profezia haper non pochi giovani (e
non), magari ‘sulla soglia’.
In definitiva, suona sempre profetica una
perentoria affermazione della Gaudium et
spes: “Il futuro dell’umanità [è] riposto nelle mani di coloro che sanno
trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza”14.
NOTE
1.
Cit. in U. GALIMBERTI, La
parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo, Feltrinelli, Milano 2018, p 70.
2.
FRANCESCO, Dio è giovane. Una
conversazione con Thomas Leoncini, PIEMME, Milano 2018, p.46.
3.
F. NIETZSCHE, Frammenti
postumi (1887-1888), in ID.,
Opere, VIII, II, Adelphi, Milano
1990, p. 12, cit. in U. GALIMBERTI, La
parola ai giovani…, cit., p. 12.
4.
U. GALIMBERTI, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani,
Feltrinelli, Milano 2007, p.11.
5.
Cfr., per questa categorizzazione delle generazioni, J.M. TWENGE, Iperconnessi, Einaudi, Torino 2018, in
particolare l’Introduzione, pp. 3-26.
6.
Z. BAUMAN, T. LEONCINI, Nati liquidi.
Trasformazioni nel terzo millennio, Sperling & Kupfer, Milano 2017, pp.
74-75 e p. 76.
7.
J.M.TWENGE, Iperconnessi,
cit., p. 6, corsivi nel testo.
8.
Ivi, pp. 370-371.
9.
Cfr. in U. GALIMBERTI, La
parola ai giovani…, cit., le pp. 33-34 e in Z.BAUMAN, T. LEONCINI,Nati liquidi…, cit., la p.
98.
10.
U. GALIMBERTI, La parola ai
giovani…, cit., p. 9.
11.
FRANCESCO, Dio è giovane…,
cit., p. 118. Il riferimento è al Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e
il discernimento vocazionale” (Vaticano, 3-28 ottobre 2018).
12.
Cfr., su questi e altri aspetti di un prudente e vigile atteggiamento da parte dei genitori, inJ.M.TWENGE,
Iperconnessi, cit., le Conclusioni, pp. 336-371.
13.
J.DELORS, Nell’educazione un
tesoro. Rapporto all’UNESCO della
Commissione Internazionale sull’Educazione per il Ventunesimo Secolo,
Armando, Roma 2000, p. 79.
14.
Gaudium et spes, n. 31.