Pubblichiamo in versione integrale i testi che avevamo scritto per il quotidiano "IL MESSAGGERO veneto"
dove Nicola Borgo descrive l'iniziativa
TESTO di GIORGIO GANIS_10
novembre 2015
Domenica 22 novembre prossimo Turoldo compirebbe 99 anni e il giorno prima, sabato 21, a Coderno di
Sedegliano (UD), presso la sede del Centro culturale e spirituale “IL RIDOTTO”
in piazza Cavour 4, partiranno le iniziative per ricordare padre David Maria
Turoldo in vista
del Centenario della nascita avvenuta il 22 novembre 1916.
"MEMORIA VALUTAZIONI PROSPETTIVE" è
il titolo del pomeriggio di studio organizzato dall’artefice del Ridotto, don
Nicola Borgo che inizierà alle 15.30.
Dopo la presentazione di don Borgo,
proseguirà alle 15.45 con la “Narrazione scenica” di un itinerario Turoldiano,
opera del dottor Gabriele Calvani. Sette voci racconteranno, con le parole di
Turoldo e i commenti musicali del coro “Le Colone” diretto da GiuseppeTirelli,
la sua infanzia friulana, l’esperienza milanese e i momenti difficili della sua
malattia.
Alle 16.45 saranno letti alcuni fra i
commenti più significati scritti dai visitatori, in tutte le lingue, in quasi
vent’anni di apertura al pubblico della casa natale di padre David.
Alla fine del pomeriggio il presidente
del Centro Culturale “Il Ridotto”, Nicola Borgo, e quello dell’Associazione
culturale “Coro le Colone”, Giuseppe Tirelli, illustreranno le proposte per il
Centenario che saranno realizzate nei prossimi mesi e che ora anticipo
sommariamente.
All’inizio del prossimo anno nel parco
del Ridotto, dedicato a Turoldo, sarà completato con un nuovo pannello musivo
il commiato di padre David per il visitatore. In primavera sarà presentata al
pubblico una “bibliografia scientifica” curata dalla dottoressa Mariangela
Maraviglia di Pistoia, in corso di pubblicazione presso l’editore Morcelliana.
Fra breve un gruppo di artisti inizierà
a lavorare sul tema “il volto della povertà”, molto caro a Turoldo, e
termineranno le loro opere collettivamente nel Ridotto.
Ogni mese, il Ridotto, ospiterà un
incontro pubblico per approfondire la dimensione cristiana e la testimonianza
civile di padre David con le diverse
tesi di laurea discusse negli ultimi anni in diverse Università degli studi
italiane e straniere, di cui tre presso quella di Udine.
Padre David ha sempre avuto una
particolare attenzione al dono e alla gratuità ed ha sostenuto Nomadelfia (la città, dove la fraternità
è legge) invitando uomini, donne, istituzioni, imprese economico-commerciali ad
aiutare finanziariamente l’iniziativa. Il Ridotto sta così pensando di coronare
efficacemente questi indirizzi di solidarietà e di dono con un segno concreto e
propone, invece di investire fondi pubblici e privati per manifestazioni
effimere, di riscattare con un fondo gratuito qualche casa vuota del
sedeglianese e, dopo i restauri, di affidarle a qualche famiglia d’immigrati.
“IL RIDOTTO” nasce nell’ottobre 2002
grazie al coraggio di Nicola Borgo che ha acquistato e recuperato, a Coderno la seconda abitazione
in cui visse Turoldo, con i genitori, fra il 1922 e il 1929 (quasi di fronte
alla casa natale), per
“farla diventare –sono sue parole-
punto di riferimento concreto per persone, gruppi, movimenti, che sia in
qualche modo una traccia di quello a cui p. David aveva dato vita a Fontanella
di Sotto il Monte”.
Nel 2008 è cosi stato inaugurato
questo centro
di cultura, di ricerca, di preghiera e di accoglienza e i campi retrostanti sono stati trasformati in un parco tematico, ancora in corso di completamento, che
ospita delle metafore (i mosaici e le pietre megalitiche) che simboleggiano la
figura di Turoldo, le sue scelte e l’attualità del suo messaggio.
TESTO di NICOLA BORGO_10
novembre 2015
LA
MEMORIA
Alcune
note biografiche sono d’aiuto per una presa di coscienza immediata.
Giuseppe
Turoldo nasce a Coderno (UD) il 22 novembre 1916 in piena guerra mondiale, nono
di dieci figli. La sua prima formazione è nella casa dell'Ordine dei Servi del
Triveneto dove, nel convento di Isola Vicentina, il 2 agosto 1935 emette la sua
prima professione religiosa e assume il nome di fra David Maria; a 22 anni, il
30 ottobre 1938, giunge alla solenne
professione con i voti definitivi. Completati gli studi umanistici e teologici
tra Vicenza e Venezia, il 19 agosto 1940 è ordinato presbitero ed è inviato al
convento di S. Maria dei Servi in S. Carlo a Milano, dove inizia il suo
ministero e la sua continua e appassionata testimonianza.
Nel 1942
s’iscrive alla facoltà di Filosofia, ma nel frattempo gli eventi italiani
precipitano. Con l’8 settembre 1943 s’impegna nella Resistenza milanese, con un
circolo di studenti e di professori dell’Università Cattolica, collaborando al
giornale clandestino L’uomo, diffuso
dal convento dei Servi. Il titolo è emblematico per il riferimento
appassionato e costante che segnerà la
sua testimonianza civile e religiosa a
partire dall’uomo e al servizio
dell’uomo. “Da allora sono convinto che
il cristiano o è un resistente o non è cristiano“, scrive in quegli anni.
Nell’immediato
dopo guerra è a Milano nel convento dei Servi di S. Maria al Corso e nel
novembre del 1946 si laurea
all’Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi intitolata “La fatica della ragione_Contributo per
un’ontologia dell’uomo”.
Partecipa
attivamente alle attività della Corsia dei Servi, un’associazione nata dalla
Resistenza e aperta al confronto e al dialogo. Inizia la decennale predicazione
domenicale nel Duomo di Milano e il sostegno organico di Nomadelfia, “piccola città con la fraternità come unica
legge”, fondata a Fossoli (MO) da don Zeno Saltini.
Tra il
1947 e il 1952 acquista notorietà in Italia: nel 1947 riceve il premio
letterario Saint Vincent per il
volume “Io non ho mani” e nel 1951
Garzanti pubblica “La terra non sarà
distrutta”, un testo attestato sulla speranza di forte rilievo. Nel 1952 la
collana Specchio di Mondadori lo
include, con l’accredito di Ungaretti, nel libro di liriche “Udii una voce” e nella “Antologia religiosa italiana”
pubblicata da Vallecchi.
Incomprensioni
e difficoltà con le istituzioni ecclesiali lo allontanano da Milano dal 1953 al
1955, ed è relegato in Austria, a Innsbruck dove fa nuove e importanti esperienze
con frequenti soste a Monaco di Baviera e in Svizzera.
Nel 1955
inizia l’esperienza fiorentina in un periodo irripetibile in quella città per la presenza e l’azione di
uomini di avanguardia; una stagione feconda, ma con difficoltà con la gerarchia
locale. Le proposte che partivano dall’Annunziata, il convento dei Servi, erano
incentrate sulla cultura e sulla carità. Nel 1961 presenta a S. Miniato il
testo “La passione di S. Lorenzo” con
le istanze religiose e sociali dell’esperienza milanese e fiorentina.
Compie
poi altri viaggi obbligati in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Canada e in
Sudafrica.
Nell’autunno
del 1961 è al convento di S. Maria delle Grazie di Udine, dove stimola la città
con iniziative di cultura e di carità con fantasia e tenacia. Molti ricordano
ancora la “messa della carità” e il
cineforum, il primo in città.
Nel 1962
realizza il film “Gli ultimi”. Tra il 1955 e il 1964 continua la sua
attività poetica e saggistica e inizia a commentare alla televisione il
Vangelo.
Con il 1964, in omaggio a Giovanni XXIII,
s’insedia nell’abbazia dismessa di S. Egidio, a Fontanella vicino a Sotto il
Monte (BG), paese del papa, dove realizza la Casa di Emmaus, un Centro di studi ecumenici, la rivista Servitium e le edizioni CENS di Liscate. È stato un
periodo d’intenso lavoro al servizio della liturgia, con la traduzione dei Salmi, il commento delle letture del Lezionario domenicale e la composizione
di molti Inni.
Nel 1988 è colpito da un cancro al pancreas
che segna in maniera decisiva l’ultimo periodo della sua vita. In questo
periodo nascono le sue liriche più intense: “Canti
ultimi” e “Qohelet”.
Giovedì
6 febbraio 1992 muore a Milano ed è sepolto a Fontanella.
LE
VALUTAZIONI
La sua
testimonianza in quel momento storico è estremamente positiva: egli avverte i limiti di una ecclesiologia,
accentratrice oltre misura, lontana da un incarnato rapporto con la storia e i
suoi drammi, nutrita da un orizzonte culturale statico, diffidente nei
confronti di una dimensione laica delle
Istituzioni socio-economiche e politiche, incentrate su una pietà
devozionale che difficilmente si
nutre di una liturgia e di una prassi radicalmente bibliche capaci
di universalità e di futuro. Turoldo dentro questo crogiolo è sincero,
appassionato e dinamico servitore di un possibile ”aggiornamento”, come dirà Giovanni XXIII, che avverrà nel Concilio
Vaticano II e diventerà per lui un riferimento irreversibile.
Turoldo
ama la chiesa di Giovanni XXIII e ne è fedele nonostante il dramma
dell’emarginazione. Si adopera per un’adeguata crescita con iniziative di
dialogo e di apertura ecumenica. Uno dei suoi motti più severi è: “Libero e fedele”.
Nel
rispetto delle Istituzioni Civili si batte con forza evangelica perché le
scelte socio-politiche siano sulla dimensione dell’umano contro l’inumano con
una prevalenza assoluta per la realtà degli ultimi, di quelli che vivono una
reale emarginazione che toglie loro ogni possibile dignità.
Ancora
un motto appare nelle sue poesie e nei suoi saggi: “Voce per chi non ha voce”. Anche questi sono problemi ancora, e
spesso più acutamente, aperti in un contesto storico fortemente mutante.
LE
PROSPETTIVE
Ci
possiamo chiedere quali prospettive si aprono oggi, a ridosso della
testimonianza turoldiana. Resta vero che la rivelazione ultima e definitiva di
Dio è un uomo, Gesù di Nazaret, “che ha
narrato Dio con la vita umanissima, fatta di gesti, comportamenti, sentimenti
umani” (Enzo Bianchi).
I drammi
di piazzale Loreto a Milano nel 1944 con lo strazio assassino, conseguente
parto di una violenza di segno diverso, ma d’eguale crudeltà hanno convinto
padre David che l’umanesimo occidentale, anche quello della ragione era
un’autentica beffa. Forse anche per noi è necessario formulare indicazioni per
un umanesimo alternativo evitando tutte le possibili ambiguità.
Resta
vero che nel Cristianesimo niente può contraddire il cammino di umanizzazione
dell’uomo, anzi la fede vera, autentica è a servizio di quest’umanizzazione.
Oggi viviamo, di fatto, in un umanesimo plurale. Si pone una domanda e un
progetto: I cristiani, ormai minoranza, possono convivere e attingere con forza
agli altri umanesimi? Nel contempo: Si può pensare che la fede cristiana avendo
una valenza universale possa contribuire all’espressione nelle diverse culture
di una pluralità di umanesimi sulla scorta della sapienza del Vangelo? Con
un’attenzione di non ridurre il cristianesimo al suo fondamento rivelativo,
allo “svelarsi” di Dio nella storia
con una “sapienza” che è follia per
il mondo e con la “follia della croce”
che è scandalo per le religioni. Turoldo definisce Gesù di Nazaret-il Cristo la
“follia” di Dio.
La crisi
del Cristianesimo è forse soprattutto crisi culturale, come la crisi
dell’occidente laico è, forse ancora, la fiduciosa consegna a una ragione
riduttivamente razionale nella prospettiva di un riscatto compiuto della
vicenda umana.
Questi i
problemi che ci spingono nel proseguimento di una testimonianza preziosa di un
preciso momento storico.
Il nuovo
millennio porta con sé rilevanti mutazioni: la Chiesa non è più quella di Pio
XII; è in atto una mutazione strutturale degli equilibri che si erano creati
dopo il conflitto mondiale. Come si possono attualizzare, oggi, in concreto i
preziosi stimoli di questi testimoni di ieri?
Risposte
concrete, anche piccole ma significative, valorizzano il centenario prima di
ogni enfatica celebrazione.
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