LA LOGGIA DEL RICORDO
Dal caos a un piccolo ‘cosmo’, ossia da un disordinato locale di deposto a una ‘Loggia del ricordo’.
Questa la trasformazione effettuata al ‘Ridotto’ di Coderno nella loggia pilastrata (‘lòbie’, in lingua friulana) tra il ‘Parco Turoldo’ e il giardino interno verso l’auditorium.
Il materiale eterogeneo confusamente accatastato nel corso degli anni è stato semplicemente ordinato, in un angolo, ed è ora diventato vivo e parlante.
Chiamarlo ‘museo’, ossia ‘luogo delle muse’, è esagerato, visto le dimensioni, e dunque lo abbiamo definito ‘Loggia del ricordo’: ricordo del luogo, della civiltà rurale di più di cent’anni fa, della vita di padre Turoldo, ma anche di don Nicola Borgo e di altri.
Tutti gli oggetti raccolti hanno una loro specifica storia, che ora ci ‘ricordano’, letteralmente perché richiamano il cuore e lo coinvolgono; cuore, che è sempre stato ritenuto la sede della memoria.
Sono attrezzi e oggetti di un tempo definitivamente scomparso: della vita contadina, di quella quotidiana e anche di quella religiosa. Sono parti di bardature e di collari dei cavalli e dei buoi, catene per gli animali da tiro, parti in legno dei carri e una ruota sempre in legno di un carro della famiglia di Turoldo, uno sgrana-pannocchie, una pompa a zaino in rame per irrorare il solfato, un tino, una vasca in rame per l’acqua calda di uno ‘spolert’, una grande sega da boscaiolo con una grande ascia, parti di lampadari importanti, un divanetto in vimini, il battistero in pietra e rame della chiesa provvisoria realizzata da don Borgo nella nascente periferia ovest di Udine a metà anni 1960, due anonimi e rustici mosaici che ritraggono padre Turoldo, …
Questa la trasformazione effettuata al ‘Ridotto’ di Coderno nella loggia pilastrata (‘lòbie’, in lingua friulana) tra il ‘Parco Turoldo’ e il giardino interno verso l’auditorium.
Il materiale eterogeneo confusamente accatastato nel corso degli anni è stato semplicemente ordinato, in un angolo, ed è ora diventato vivo e parlante.
Chiamarlo ‘museo’, ossia ‘luogo delle muse’, è esagerato, visto le dimensioni, e dunque lo abbiamo definito ‘Loggia del ricordo’: ricordo del luogo, della civiltà rurale di più di cent’anni fa, della vita di padre Turoldo, ma anche di don Nicola Borgo e di altri.
Tutti gli oggetti raccolti hanno una loro specifica storia, che ora ci ‘ricordano’, letteralmente perché richiamano il cuore e lo coinvolgono; cuore, che è sempre stato ritenuto la sede della memoria.
Sono attrezzi e oggetti di un tempo definitivamente scomparso: della vita contadina, di quella quotidiana e anche di quella religiosa. Sono parti di bardature e di collari dei cavalli e dei buoi, catene per gli animali da tiro, parti in legno dei carri e una ruota sempre in legno di un carro della famiglia di Turoldo, uno sgrana-pannocchie, una pompa a zaino in rame per irrorare il solfato, un tino, una vasca in rame per l’acqua calda di uno ‘spolert’, una grande sega da boscaiolo con una grande ascia, parti di lampadari importanti, un divanetto in vimini, il battistero in pietra e rame della chiesa provvisoria realizzata da don Borgo nella nascente periferia ovest di Udine a metà anni 1960, due anonimi e rustici mosaici che ritraggono padre Turoldo, …
A cura di Giorgio Ganis
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