Un’amica del Ridotto ci ha segnalato un testo, pressoché sconosciuto, di padre
David Maria Turoldo sull’artista padre
Fiorenzo Maria Gobbo, anche lui un Servo di Maria e anche lui
friulano, che ha realizzato vetrate per molte chiese del Friuli e in altre
località italiane:
“Padre
Gobbo è un Servo di Maria che si è dedicato come ad una specie di apostolato
alla missione della bellezza, alla ricerca della bellezza, del comunicare in
segni ed in immagini al tempo presente quello che è il mistero eterno di Dio.
Perché
è un religioso, e dirò anzi che è un religioso umile come è umile la sua
pittura, in apparenza almeno: modesto in sé, e veramente friulano. Io lo chiamo
il manovale; il manovale friulano e il migliore della terra. E non faccio per
dire, perché l'ho visto dappertutto in giro per il mondo.
Ed
ha l'umiltà del manovale; in realtà invece è un artefice: soprattutto quando fa
le vetrate, quando veramente scopre il noumeno delle cose; difatti sono appena
adombrate.
E
veramente sembra di umiltà, ma invece è semplicemente sincerità; è verità di
rapporto con le cose, con la luce, col colore, ecc.
E' uno che viene dai
campi, è uno che viene dalla gente umile, viene da Bressa insomma; Bressa è
alla periferia di Udine. Ed ha sempre lavorato in silenzio. Ha fatto mostre a
Reggio Emilia, a Roma, a Bologna, a Milano, a Pesaro, ne ha fatte dappertutto.”
E tutti
i giornali ne hanno parlato e veramente ne hanno parlato bene. Anzi
sintetizzavano il suo messaggio: il senso della fede espresso in bellezza, in
grazia, proprio in umiltà.
E questo sia i suoi
maestri, sia i suoi critici. Questo l'ho visto anch'io e ho visto l'aderenza
fra quello che era la critica e la realtà dei quadri esposti.
Naturalmente lui ha
fatto moltissime cose, ha moltissimi disegni allo stato di studio. c’è una
Annunciazione per esempio che io col tempo vorrei avere, perché è veramente un
turbinio di idee che suscita sia pure nell'umiltà, con delle linee, poiché è un
disegno, e uno studio: e più la si vede più ti parla. Siccome è un'arte che
nasce dalla contemplazione, nasce proprio dall'intuito del mistero cristiano; è
il mistero che diventa parola, diventa segno, diventa comunione. Questo è un
elogio che dico, ma naturalmente va detto con tutto il rispetto.
Io non è che
disprezzi niente anche quando faccio della polemica: finalmente una pittura che
potrebbe stare sugli altari, che fa man bassa di tutte quelle iconografie così
da celluloide, così sciocca, così bambinesca che infesta, che imperversa nelle
nostre chiese. Anzi di lui parlano di un Beato Angelico moderno, nel tormento
della vita moderna. Non può essere il paragone; come quando parlano di me come
un Jacopone da Todi.
Ogni uomo è se
stesso. Non si fanno questi accostamenti. Ogni uomo è nel suo tempo, ognuno di
noi ha la sua faccia; quindi i paragoni servono se non altro dal punto di vista
didascalico, e basta, come punti di riferimento, ma niente altro. Però, certo
che noi altri, fino adesso, non abbiamo un'arte moderna religiosa. Guardate ad
esempio quelle vetrate come stanno bene. Io le ho viste a s. Maria in Via a
Roma, le ho viste veramente nella realtà.
Quando entro in
questa Cappella sento subito l'invito alla contemplazione, l'invito alla
serietà del mistero, alla partecipazione col mistero che si rappresenta e che
diventa luce, diventa colore, dove la luce è come un spada che ti ferisce. E
probabilmente se lui continua, perché è ancora giovane, potrebbe essere un
indicatore di quello che può iventare l' espressione dell’arte religiosa da
ritornare anche sugli altari, e anche nelle chiese.
Perché fino adesso
purtroppo c’è il divorzio tra l'arte e la Chiesa, tra l'arte e la grazia; e
questo è il superamento del divorzio che si dovrebbe combattere. Abbiamo
talmente cacciato fuori gli artisti dalla Chiesa che naturalmente non sanno più
niente di Chiesa. Invece rimettiamoli dentro la Chiesa: e a forza di sbagli,
diceva il Bacchelli, ritroveranno la via, perché è la grazia che deve guidare
la mano; e se noialtri li escludiamo dal flusso di questa grazia?
Quindi io non
capisco veramente questo ostracismo rispetto all'arte moderna che esiste da
parte della nostra, non dico Chiesa, ma dico mondo devozionale, perché dire
Chiesa e dire un termine molto grave; ma da quel mondo devozionale in cui
purtroppo comandano quelli che non hanno nessuna sensibilità artistica. “
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Padre Fiorenzo Maria Gobbo, nacque a Bressa di
Campoformido (UD) il 21 dicembre 1926 e morì il 22 marzo 2014 a Reggio Emilia,
dove viveva.
Aveva studiato nel Seminario di Udine e dopo il liceo era
entrato nell'ordine dei Servi di Maria
Nel 1952 era stato ordinato sacerdote a Roma, dove
rimase per molti anni nella comunità di S. Maria in Via e dove iniziò la sua
attività artistica.
Nel 1960 si trasferì in Emilia Romagna, dove riuscì anche a iscriversi e
a diplomarsi all'Accademia di Belle Arti di Bologna.
È stato pittore, disegnatore,
incisore, specializzato in affresco, mosaico e vetrate.
Le prime vetrate sono del
1960 nella chiesa di S. Maria in Via
a Roma, le ultime del 2011 nella controfacciata della chiesa di San Pio X a Udine.
Sue opere si trovano nelle
chiese di: Milano, Senigallia (AN), Reggio Emilia, Toirano (SV), Assisi,
Ancona, Candia (AN), Roma, Chicago (USA), Salvarano (RE), Cà Marastoni (RE),
Bibbiano (RE), Villa Seta (RE), Savignano sul Rubicone (FC, Baggiovara (MO),
Eremo di Ronzano (BO), Castel S. Pietro (BO), Bazzano (BO), Tressano (RE), S.
Bartolomeo (RE), Guastalla (RE), S. Giovanni in Persiceto (BO).
In Friuli ha realizzato
vetrate nelle chiese di: Campoformido (UD), Premariacco (UD), Tricesimo (UD), Pagnacco
(UD), Bressa (UD), Pradielis (UD), Sedilis (UD), Savorgnano del Torre (UD), Magnano
in Riviera (UD), Ciseriis (UD), Basaldella (UD), Castions di Strada (UD), Pozzecco
(UD), Ribis (UD), Rivignano (UD), Preone (UD), Maniago (PN).
A Udine nelle chiese di: San Pio
X nel 1978 e 2011, San Quirino nel 1994, Santuario Beata Vergine delle Grazie nel1996 e un bozzetto per
San Paolino nel 1996.
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