sabato 5 luglio 2008

29 giugno 1958 - 2008: NICOLA BORGO 50 anni da prete.


Fede, dubbi e delusioni i miei 50 anni da prete.
Parla don Nicola Borgo 

da: "Messaggero Veneto" del 5 luglio 2008



 Tutti attorno a don Nicola Borgo in un incontro aperto e sincero, ricco di suggestioni, di emozioni culturali e religiose. È avvenuto a Coderno per celebrare i 50 anni di presbiterato del sacerdote. 
  "Un incontro fra amici dove si dicono cose semplici e molto umane tenendo presente l'itinerario spirituale di padre David Turoldo e prospettando in futuro ulteriori approfondimenti". 
  Questo è stato l'accenno fatto all'inizio da don Borgo. La sua imponente figura, insieme alle sue profonde convinzioni, hanno avvolto e coinvolto portando al presente gli echi lontani della parola di Turoldo. Frammenti di affetto elargiti e ricevuti. 
  Nel Ridotto di Coderno di Sedegliano la voce di Borgo si innalzava ora flebile ora tonante in istanze, asserzioni, invocazioni, preghiere. 
  "Io finisco i miei 50 anni di sacerdozio e mi chiedo: sono stato davvero testimone di Cristo? La fede che oggi si affievolisce è una delle croci più terribili che porto dentro di me. Molto cattolici prima, molto atei poi. Si può essere fedeli a ritualità non comprendendone i contenuti?". 
  E ancora: "Le nuove generazioni non frequentano la chiesa anche se hanno buoni principi, in quanto non capiscono l'espressività sociale e collettiva dei contenuti attraverso la ritualità. Esiste un'attenzione alla realtà morale delle persone e meno attenzione alla realtà contemplativa". 
  E ancora: "Dove sei Chiesa? L'istituzione ecclesiale è sempre meno compresa, forse deve essere meno potere e sempre più servizio alla carità. Dove prevale la logica del potere si verifica sempre la tentazione a fare uso della violenza, anche nei rapporti in famiglia. L'ideale evangelico sarebbe una chiesa vera: è difficile pensare a una parrocchia che capitalizzi. Non posso pensare a una diocesi che capitalizzi. La gratuità è un vivere oltre la contrattualità. Questo è il Vangelo altrimenti sembriamo essere nella logica del Palazzo". 

  Nicola Borgo, anche insegnante e operatore culturale, è nato a Rivis di Sedegliano (UD) nel 1933. Ordinato sacerdote nel 1958, ha seguito studi di teologia e di pastorale liturgica a Padova e a Roma. Ha svolto il ministero a Paderno, Madrisio di Fagagna e a Udine, dove nel 1965 ha creato la parrocchia di Santa Maria Assunta. Parroco dal 1965 al 1989 ha accompagnato la nascita di viale Cadore e viale Leonardo Da Vinci: "Volevo - ha raccontato - che la parrocchia non fosse stazione di servizio ma comunità soggetto". 
  Don Borgo ha retto poi la cappella universitaria di San Cristoforo a Udine per 17 anni con esperienze nel colloquio europeo con Parigi, Vienna, Praga, Barcellona eccetera, per capire le esperienze cristiane nell'area popolare delle varie nazioni. "Questo è servito - ha spiegato - a convincerci che l'Europa nascerà se sarà accompagnata da valori spirituali e non solo da burocrazie e affari. Nel 1997 il colloquio europeo è stato celebrato a Udine al convitto Tomadini e la tematica consisteva su una riflessione teologico-pastorale dell'Evento di Emaus: l'incontro di Gesù con i discepoli privi di speranza attraverso il dialogo in cui Gesù è protagonista costituisce anche per il presente una via alla riscoperta della fede". 
  Don Borgo ha tradotto in friulano Lettera a Diogneto, il Vanzeli second Marc ed è stato insignito del premio Nadâl Furlan nel 2002. Per qualche anno ha commentato il Vangelo della domenica sul settimanale diocesano La Vita Cattolica e ha tenuto numerose conferenze. 
  Borgo ricorda come il suo solco sacerdotale abbia attraversato mutamenti importanti di vita nella nostra società: "La mia generazione, con i voti presi nel '58, ha vissuto il passaggio dalla scomparsa di Pio XII all'avvento di Giovanni XXIII. La prima realtà che ci ha investito è stata quella del Concilio Vaticano II che ci ha obbligato a rivedere la nostra formazione e i nuovi rapporti con il mondo: prima da sfuggire, poi per dialogare con lo stesso. Avevamo 25 anni e provavamo un ripensamento profondo della realtà. Il '68 ci ha segnato con la cultura che voleva destituzionalizzato il potere in nome della libertà personale e di una democrazia da costruire. Subito dopo il '68 è sfociato nel terrorismo. Molti hanno creduto di risolvere i guasti della società con atti di violenza. Questo ha segnato moltissimo la nostra generazione. Contemporaneamente è iniziato il dialogo tra cultura cattolica e laica e tale aspetto ha accompagnato una particolare situazione della società degli anni 80 e 90 che ha assunto significati diversi anche all'interno della Chiesa, con un'attenzione particolare verso la multireligiosità, e la multiculturalità. Tutto questo ha caratterizzato in particolare l'esperienza di San Cristoforo e cappella universitaria. Tale processo è ancora in atto nella esperienza ecclesiale contemporanea. Turoldo in questo senso ne aveva anticipato i tempi". 

  Con lo "sguardo critico alla vita" senza incrinature nella fede, dove "tutto si riscatta e nulla va perduto", don Borgo pensa di vivere "in una discreta povertà non lontana dalle situazioni generali in cui versano varie categorie come gli operai e molti impiegati. Mi sento - ha aggiunto - una grossa responsabilità per i compiti che una persona è stata chiamata a vivere in un orizzonte di fede lungo 50 anni, con l'impegno difficile di radicare e far crescere la fede cristiana. Penso che alcuni traguardi si siano raggiunti anche se molte energie sembrano non aver prodotto l'incidenza sperata. Dobbiamo tenere presente che noi siamo i seminatori della parola: la conversione dei cuori suppone l'azione dello spirito". 

Maristella Cescutti

martedì 29 aprile 2008

12 aprile 2008 >> INAUGURAZIONE del "RIDOTTO", con il 17° convegno annuale

 12 aprile 2008

INAUGURAZIONE del "RIDOTTO", con il  17° convegno annuale


Vedi gli interventi su:

https://www.natisone.it/gnovis/archivio/nuove2009/nuove0814.htm


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https://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2008/04/13/NZ_17_SPEB11.html

La casa Turoldo a Coderno diventa centro di spiritualità


SEDEGLIANO. 


Si chiama 'Il Ridotto" ed è il nuovo centro culturale e spirituale di Coderno di

Sedegliano. 


Ha ospitato l'altro pomeriggio il convegno sul tema Spiritualità? Interrogativi, riflessioni, prospettive, giunto alla 17.ma edizione. 

Dopo il recupero della casa natale del frate-poeta, a opera dell'amministrazione comunale e dell'associazione che porta il suo nome, ora anche l'abitazione ristrutturata della famiglia Turoldo in piazza Cavour 4 (piazza della chiesa) diventa sede di un centro di aggregazione. 

L'obiettivo dell'associazione (nel quale si inseriscono anche i temi dell'incontro) è di stimolare la ricerca culturale e spirituale per diventare punto di riferimento che raccolga le istanze con lo spirito di servizio che ha caratterizzato la vita di Turoldo. 

L'edificio che ospita 'Il Ridotto" ha a disposizione un'aula per le riunioni, una biblioteca–archivio, un luogo per la refezione, alcune camere per l'ospitalità e uno spazio raccolto all'aperto.

Il saluto di Mara Del Bianco, assessore di Sedegliano, ha aperto il convegno. Sono seguite la presentazione da parte del presidente dell'associazione mons. Nicola Borgo e le note introduttive di Filiberto Battistin, Roberto Grison, M.C. Lusiani insegnanti del Liceo Copernico di Udine i quali hanno fornito cenni sulla percezione della cultura corrente sul tema della spiritualità. Il professor Gianpaolo Gri ha poi proposto un'analisi socio-antropologica sulla spiritualità in Friuli mentre l'arcivescovo emerito Alfredo Battisti ha raccontato, con accenti bellissimi, dell'esperienza fatta in un trentennio d'episcopato nelle nostre terre. Infine il priore delle Grazie, Cristiano Cavedon, ha parlato della spiritualità di David Maria Turoldo, friulano, servo di Maria e cittadino del mondo.
Gli interventi si sono susseguiti secondo un punto di vista scientifico, pastorale e personale esaminando interrogativi, riflessioni e prospettive. La domanda più importante è stata affrontata dal professor Gri il quale ha sottolineato come ci sia la necessità di ricerche qualitative che rendano meglio conto dei mutamenti specifici avvenuti in Friuli in questi ultimi anni dopo il terremoto. Rivedere dunque i fondamenti e le contraddizioni che possono in qualche maniera configurare una nuova spiritualità diventa essenziale.


L'arcivescovo Battisti ha diviso il periodo dagli anni Settanta in vari 'momenti". Quello che precede il terremoto del 1976 è legato soprattutto alla tradizione e privo di novità. Battisti ha affermato che i friulani vivevano in un tessuto sociale uniforme, sostanzialmente statico dal punto di vista ecclesiale. C'era, allora, un'attenzione abbastanza viva verso la tradizione cristiana di Aquileia. Tutto questo fu cambiato dalla tragedia del sisma che sconvolse anche la fedetradizionale ponendo urgenti interrogativi. Il benessere innescato dalla ricostruzione lasciò forti perplessità, crescendo il consumismo e diminuendo il valore della vita: ciò ha messo in crisi la famiglia favorendo pure la diffusione delle droghe fra i giovani. «Il Friuli è geograficamente lo stesso - ha detto Battisti - ma il suo popolo forse sta perdendo l'anima».


Cristiano Cavedon, priore delle Grazie di Udine, ha infine illustrato con particolare attenzione la spiritualità di padre Turoldo il quale trasse i suoi contenuti dalla tradizione popolare friulana. La radicalità del frate servita fu vissuta come fedeltà e libertà, aprendosi nello stesso tempo ai problemi degli oppressi e dei poveri del mondo. «Tu che eri, Friuli, il paese raro della meglio gioventu: mio Friuli ritorna a essere la terra che il mondo con invidia amava». Il passo della 'salmodia per la gente fedele del mio Friuli" di Turoldo sembra echeggiare tra le pareti della casa contadina dove lui è vissuto, che ora si è nuovamente aperta nel segno della spiritualità.


Maristella Cescutti


13 aprile 2008


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La festa dell'inaugurazioe è stata fatta il 29 giugno, in occasione dei 50 anni di sacerdozio di Nicola Borgo (vedi post di luglio 2008).

Queste le fotografie realizzate da Roberto Giorgini