Fede, dubbi e delusioni i miei 50
anni da prete.
Parla don Nicola Borgo
da: "Messaggero Veneto" del 5 luglio 2008
Tutti attorno a don Nicola Borgo in un incontro aperto e sincero, ricco di suggestioni, di emozioni
culturali e religiose. È avvenuto a Coderno per celebrare i 50 anni di
presbiterato del sacerdote.
"Un incontro fra amici dove si dicono cose
semplici e molto umane tenendo presente l'itinerario spirituale di padre David
Turoldo e prospettando in futuro ulteriori approfondimenti".
Questo è
stato l'accenno fatto all'inizio da don Borgo. La sua imponente figura, insieme
alle sue profonde convinzioni, hanno avvolto e coinvolto portando al presente
gli echi lontani della parola di Turoldo. Frammenti di affetto elargiti e
ricevuti.
Nel Ridotto di Coderno di Sedegliano la voce di Borgo si innalzava
ora flebile ora tonante in istanze, asserzioni, invocazioni, preghiere.
"Io finisco i miei 50 anni di sacerdozio e mi chiedo: sono stato davvero
testimone di Cristo? La fede che oggi si affievolisce è una delle croci più
terribili che porto dentro di me. Molto cattolici prima, molto atei poi. Si può
essere fedeli a ritualità non comprendendone i contenuti?".
E ancora:
"Le nuove generazioni non frequentano la chiesa anche se hanno buoni
principi, in quanto non capiscono l'espressività sociale e collettiva dei contenuti
attraverso la ritualità. Esiste un'attenzione alla realtà morale delle persone
e meno attenzione alla realtà contemplativa".
E ancora: "Dove sei
Chiesa? L'istituzione ecclesiale è sempre meno compresa, forse deve essere meno
potere e sempre più servizio alla carità. Dove prevale la logica del potere si
verifica sempre la tentazione a fare uso della violenza, anche nei rapporti in
famiglia. L'ideale evangelico sarebbe una chiesa vera: è difficile pensare a
una parrocchia che capitalizzi. Non posso pensare a una diocesi che
capitalizzi. La gratuità è un vivere oltre la contrattualità. Questo è il
Vangelo altrimenti sembriamo essere nella logica del Palazzo".
Nicola
Borgo, anche insegnante e operatore culturale, è nato a Rivis di Sedegliano (UD) nel
1933. Ordinato sacerdote nel 1958, ha seguito studi di teologia e di pastorale
liturgica a Padova e a Roma. Ha svolto il ministero a Paderno, Madrisio di
Fagagna e a Udine, dove nel 1965 ha creato la parrocchia di Santa Maria
Assunta. Parroco dal 1965 al 1989 ha accompagnato la nascita di viale Cadore e
viale Leonardo Da Vinci: "Volevo - ha raccontato - che la parrocchia non
fosse stazione di servizio ma comunità soggetto".
Don Borgo ha retto poi
la cappella universitaria di San Cristoforo a Udine per 17 anni con esperienze nel
colloquio europeo con Parigi, Vienna, Praga, Barcellona eccetera, per capire le
esperienze cristiane nell'area popolare delle varie nazioni. "Questo è
servito - ha spiegato - a convincerci che l'Europa nascerà se sarà accompagnata
da valori spirituali e non solo da burocrazie e affari. Nel 1997 il colloquio
europeo è stato celebrato a Udine al convitto Tomadini e la tematica consisteva
su una riflessione teologico-pastorale dell'Evento di Emaus: l'incontro di Gesù
con i discepoli privi di speranza attraverso il dialogo in cui Gesù è
protagonista costituisce anche per il presente una via alla riscoperta della
fede".
Don Borgo ha tradotto in friulano Lettera a Diogneto, il Vanzeli
second Marc ed è stato insignito del premio Nadâl Furlan nel 2002. Per qualche anno
ha commentato il Vangelo della domenica sul settimanale diocesano La Vita Cattolica e ha
tenuto numerose conferenze.
Borgo ricorda come il suo solco sacerdotale abbia
attraversato mutamenti importanti di vita nella nostra società: "La mia
generazione, con i voti presi nel '58, ha vissuto il passaggio dalla scomparsa
di Pio XII all'avvento di Giovanni XXIII. La prima realtà che ci ha investito è
stata quella del Concilio Vaticano II che ci ha obbligato a rivedere la nostra
formazione e i nuovi rapporti con il mondo: prima da sfuggire, poi per
dialogare con lo stesso. Avevamo 25 anni e provavamo un ripensamento profondo
della realtà. Il '68 ci ha segnato con la cultura che voleva
destituzionalizzato il potere in nome della libertà personale e di una
democrazia da costruire. Subito dopo il '68 è sfociato nel terrorismo. Molti
hanno creduto di risolvere i guasti della società con atti di violenza. Questo
ha segnato moltissimo la nostra generazione. Contemporaneamente è iniziato il
dialogo tra cultura cattolica e laica e tale aspetto ha accompagnato una
particolare situazione della società degli anni 80 e 90 che ha assunto
significati diversi anche all'interno della Chiesa, con un'attenzione
particolare verso la multireligiosità, e la multiculturalità. Tutto questo ha
caratterizzato in particolare l'esperienza di San Cristoforo e cappella
universitaria. Tale processo è ancora in atto nella esperienza ecclesiale
contemporanea. Turoldo in questo senso ne aveva anticipato i tempi".
Con
lo "sguardo critico alla vita" senza incrinature nella fede, dove
"tutto si riscatta e nulla va perduto", don Borgo pensa di vivere
"in una discreta povertà non lontana dalle situazioni generali in cui
versano varie categorie come gli operai e molti impiegati. Mi sento - ha
aggiunto - una grossa responsabilità per i compiti che una persona è stata
chiamata a vivere in un orizzonte di fede lungo 50 anni, con l'impegno
difficile di radicare e far crescere la fede cristiana. Penso che alcuni
traguardi si siano raggiunti anche se molte energie sembrano non aver prodotto
l'incidenza sperata. Dobbiamo tenere presente che noi siamo i seminatori della
parola: la conversione dei cuori suppone l'azione dello spirito".
Maristella Cescutti