La "casa natale" di padre Turoldo,
restaurata e ristrutturata
tra il 1995 e il 1997, nel 1998, nell'occasione del convegno annuale su padre David, fu inaugurata e consegnata alla “Associazione padre David Maria Turoldo” come sede.
Nel 1998 il poeta-ingegnere Angelo Pittana (detto Agnul di Spere) ha scritto un articolo:
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Nel 1998 il poeta-ingegnere Angelo Pittana (detto Agnul di Spere) ha scritto un articolo:
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Dal libro “L’UMILE PORTA” abbiamo tratto la cronistoria della casa.
Da: AAVV_“L’UMILE PORTA”_Sedegliano
(UD) 1998
LA CASA PATERNA DI PADRE DAVID A CODERNO DI
SEDEGLIANO
Coderno, dove padre David è nato nel 1916 è una piccola frazione
del Comune di Sedegliano a circa 20 Km. Da Udine.
La casa della sua famiglia era compresa in un cortile, tipica
organizzazione della civiltà contadina; il corpo di fabbrica in cui si
stagliava il portico di ingresso era adibito ad abitazione, mentre nel cortile,
improntato a grande semplicità ed essenzialità erano sistemate le costruzioni
ad uso rustico e agricolo.
La casa era composta da una cucina al piano terra, da due camere
da letto al primo piano e da un sottotetto, funzionante da magazzino: essa è
giunta quasi intatta fino a nostri giorni ed è stata donata dall’ultimo
proprietario al Comune di Sedegliano con lo scopo di ricordare p. David.
Il Comune, con il contributo della Regione Friuli V.G., ha
provveduto ad accorpare altri locali a quelli della famiglia Turoldo: si è
ottenuto in questo modo un nucleo significativo, indipendente dal resto del complesso
edilizio, avente una superficie di circa mq. 100 per tre piani.
Sono stati quindi eseguiti, negli anni ’95-’96, i lavori di
ristrutturazione-restauro, che hanno comportato una spesa di circa 500.000.000.
Tutto questo è potuto accadere per la determinazione di un
gruppo di amici friulani che hanno dato vita ad una Associazione culturale e di
documentazione avente per oggetto l’opera di padre David e la civiltà contadina
del Friuli…
Le linee guida del progetto e dei lavori sono state le seguenti:
dal punto di vista estetico-architettonico operare nella fedeltà alla
semplicità e “povertà” della casa Turoldo, eliminando ove possibile le
modifiche eseguite nel corso degli anni; dal punto di vista funzionale
realizzare un edificio rispondente ai due requisiti principali di conservare un
luogo di “memoria” e di realizzare spazi adatti ad un centro di documentazione
e divulgazione culturale.
A lavori ultimati credo che in gran parte gli obiettivi siano
stati raggiunti. Infatti i vani disponibili sono stati destinati ai due
suddetti requisiti come segue.
Il locale ex cucina a piano terra e la camera soprastante,
lasciate intatte e spoglie, ricorderanno la casa Turoldo di quel tempo.
Il resto della costruzione è stato ristrutturato in modo
funzionale alla destinazione di centro culturale: comprende un vano a piano
terra con ingresso indipendente (l’attuale segreteria e accoglienza), un vano
scala-servizi con ingresso dal portico centrale al piano terra, attraverso il
quale si raggiungono due vani al primo piano e un salone al sottotetto dove
potranno svolgersi le attività dell’associazione.
– dall’articolo di
Agostino Crippa
NOTE STORICHE
La consultazione dell’Archivio di Stato di Udine, in cui sono
conservati il “Catasto Napoleonico” (1832) che il “Catasto Austriaco” (1851) ha
reso ha reso possibile l’individuazione di alcune coordinate per una
ricostruzione storica dell’assetto proprietario della casa natale di p. David
Maria Turoldo…Nel luglio 1868 avviene la divisione dei beni tra fratelli dalla
quale si capisce che Pietro, nonno di fra Davide, entra in possesso di una
frazione di particella che corrisponde all’attuale casa (ora sede
dell’associazione). Stando agli atti esaminati e per quanto riguarda
l’attribuzione di una probabile data di fine costruzione del fabbricato che
include la casa di p. D.M.T., si può dedurre che questa è compresa fra il 1867
e 1870.
– dall’articolo di Valdi
De Michele
LE SCELTE TECNICHE DEL PROGETTISTA
L’edificio che comprende quella che fu l’abitazione della
famiglia di padre Davide Maria Turoldo e di lui stesso negli anni dell’infanzia
è un esempio rappresentativo di un tipo edilizio ampiamente diffuso nella
pianura friulana, che si inserisce in un contesto insediativo altrettanto
tipico qual è il sistema delle corti rurali”. I materiali sono quelli comuni
all’edilizia rurale tradizionale dell’alta pianura friulana: per le murature,
ciottoli ricavati dagli aridi terreni circostanti misti a scaglie di cotto di
risulta, legname sommariamente squadrato per i solai e per la struttura del
tetto, pianelle e coppi laterizi per il tetto, mattoni per le rifiniture degli
stipiti di portoni e finestre; l’intonaco è usato con molta parsimonia
soprattutto per gli interni; la muratura in ciottoli a vista, dettata da
ragioni di economia, assume nella sua essenzialità e sincerità strutturale, un
valore espressivo particolarmente incisivo.
L’operazione di recupero dell’edificio si presentava piuttosto
complessa, dovendosi tenere in considerazione esigenze in certa misura
contraddittorie. Da Un lato c’era l’esigenza di una conservazione allo stato
presente, o meglio allo stato ipotetico relativo all’epoca in cui p. Turoldo vi
aveva vissuto, o quanto meno della parte da lui abitata; dall’altro la volontà
di utilizzare l’immobile quale sede di attività culturali ispirate al frate,
con conseguente necessità introdurre una certa quota di elementi innovativi.
Scartata l’ipotesi di procedere a un totale restauro strettamente conservativo
dell’edificio riferito ad un preciso momento storico, d’altra parte
difficilmente identificabile, che non avrebbe consentito la sua agibilità per i
fini desiderati, si optò per la necessità di far coesistere comunque le due
esigenze. Quindi nel totale rispetto dell’impianto strutturale originario sono
state introdotte alcune modifiche distributive dettate dalla nuova funzione che
l’edificio assumeva. Nelle stanze dell’abitazione di p. Davide sono stati
conservati gli intonaci originali ed i serramenti di porte e finestre
(accuratamente restaurati) e non sono stati introdotti impianti all’infuori di
una presa di corrente per ciascuna stanza. Per quanto riguarda invece il resto
dell’edificio gli intonaci interni sono stati rinnovati, i serramenti sono
stati rifatti nelle forme tradizionali ma con caratteristiche tecniche atte a
garantire un adeguato livello di funzionalità, sono stati inoltre introdotti
gli impianti tecnici indispensabili. I pavimenti sono stati tutti rifatti, in
cotto per il piano terreno, in legno per i piani superiori; il rifacimento è
stato esteso anche all’abitazione Turoldo per il pessimo stato di conservazione
dei pavimenti esistenti. Anche l’area esterna, comprendente il vicolo cieco di
accesso, ha avuto una dignitosa e sobria sistemazione con acciottolato, corsie
in semplici piastre cementizie e muretto di recinzione sul lato ovest in
ciottoli e mattoni.
– dall’articolo di Enzo Pascolo
BREVE CRONISTORIA DA CODERNO
Anno 1989
In uno degli ultimi suoi ritorni in Friuli, giunto alla casa
paterna e trovata la porta aperta, p. David si è sentito invadere dai ricordi
ed è scoppiato in pianto. Ecco nascere allora i primi versi della poesia
“Ancora infatti l’umile porta…” che inedita leggerà lui stesso a Sedegliano
l’anno dopo nel suo 50° dell’ordinazione sacerdotale. Ecco che quella
commozione suggerì a Silvano Sottile e Luciano Beano, con alcuni altri amici,
di acquistare l’edificio e quindi donarglielo. Si giunse allora ad una promessa
di vendita con gli allora proprietari Aldo Marigo e Ottorino Turoldo.
Successivamente la proposta di acquisto venne fatta propria dal Sindaco di
Sedegliano e dal Presidente della Provincia di Udine.
Anno 1990
Padre Davide è a Sedegliano per festeggiare il suo 50° anno di
sacerdozio, e in quell’occasione, inaspettatamente, Aldo Marigo comunica al
Sindaco di voler donare la sua parte della casa natale al Comune di Sedegliano.
L’annuncio pubblico di questa intenzione fu fatto proprio in presenza di David
Maria che esclamò: “Ma io non sono mai partito… da questa terra attingo linfa”.
Anno 1991
Anche la comunità natia di Coderno vuole celebrare nella sua
chiesa p. David, proprio in concomitanza del “rinnovo della chiesa”
parrocchiale (come scrisse al Sindaco in una sua lettera) alla quale i fratelli
Turoldo doneranno un nuovo altare “coram populo”. In questo anno la delibera del
Consiglio Comunale accetta la donazione e il 24 dicembre 1991 viene stipulato
l’atto ufficiale notarile.
Anno 1993
La Regione Friuli V.G. promulga una legge di finanziamento,
presentata dal consigliere Dominici, (e richiesto dall’Amministrazione Comunale
di Sedegliano) per interventi riguardanti la casa natale di p. David Maria
Turoldo ed relativo compendio immobiliare, nonché l’utilizzo dell’edificio per
finalità culturali. L’arch. Enzo Pascolo e l’ing. Ivano Rabassi furono
incaricati dei progetti di recupero dello stabile, con la collaborazione per
l’approvazione della Soprintendenza alle Belle Arti di Udine.
Anno 1994
Viene approvato il progetto con la collaborazione
dell’associazione Turoldo che tramite gli arch. De Michieli e Asquini
definiscono i criteri del recupero: “una parte di casa Turoldo deve rimanere
integra, quale memoria storica del vissuto, ed il rimanente compendio, pur
recuperato nella sua integrità originale dove possibile, deve essere usato come
centro culturale”. Viene quindi erogato il contributo regionale e l’
Amministrazione Comunale di Sedegliano acquista l’intero fabbricato e indice la
gara per i lavori.
Anno 1995
Vengono iniziati i lavori da parte dell’impresa Del Bianco.
L’anno dopo viene sistemata l’area antistante alla casa Turoldo.
Anno 1997
Nell’occasione del convegno annuale su p. David, viene
inaugurato l’edificio e consegnato all’associazione p. David Maria Turoldo come
sede della stessa.
– dall’articolo di Francesco Pozzo
LA
CASA
Una casa friulana di fine ottocento spartita da un grande
portone che la attraversa e la divide quasi in parti uguali approdando ad un
cortile interno che la raccoglie aprendola al sole di mezzogiorno; frutto di un
gran numero di sassi di fiume ordinati da schegge di coppi imbevute di malta;
ravvivata discretamente da lineari finestre poste quasi a raddolcire la
solidità della massa muraria, a rischiarare gli interni avidi di luce; fasciata
da scale esterne con poggioli di legno, necessario accesso alle camere, più che
ornamento, luogo di maturazione di alcuni fra i pochi e sudati raccolti che
trovavano collocazione nel solaio; arricchita nel portico da porte d’accesso
segnate da sobri ornamenti di mattone nell'arco e negli stipiti; parcellizzata
in povere e anguste stanzette ricavate dalle divisioni familiari nel
susseguirsi delle generazioni sempre più povere e ricche di figli: questa la
casa dove è nato David Turoldo nella sua originaria struttura e riproposta a
noi nel ripristino a “memoria e centro culturale”.
Ambiente, forme, materiali hanno lasciato in Turoldo una traccia
indelebile e sono diventati simboli, archetipi, memorie e trasfigurazioni di un
modo d’essere, di pensare, di vivere.
I sassi prima di tutto: questo cumolo informe che “ordinato”
diventa parete, casa, realtà che ospita, che raccoglie, che protegge. Sparsi,
diversi, estranei, se raccolti, se messi insieme ordinatamente diventano
“casa”, realtà condivisa e che condivide affetti, gioie, fatiche, speranze.
Il sasso diventa idealmente “pietra” quando una connotazione
antropologica la usa come metafora di una modalità d’esistenza: “forte come una
pietra”, “solido come una pietra”; le stesse parole possono essere una pietra:
scarne, essenziali, efficaci, dirompenti; una ulteriore simbiosi può accomunare
uomini, parole, pietre. Il portone con il suo sottoportico, questo grande
“foro” che dice approdo e apertura, che accoglie, mette insieme, prepara
coralmente ad una sosta corale, ad uno scambio, ad una crescita partecipe e
condivisa.
Il portone a cui si arriva, che attraversa il corpo del
fabbricato, che immette in una corte può indicare un itinerario, un percorso
che nelle accezioni più compiute può evocare un pellegrinaggio che è esodo e
promessa insieme.
Armonia tra persone e creature viventi, che vivono come ospiti
che si servono, nel rispetto vicendevole.